📈Defribrillazione
La Defibrillazione è una tecnica di tipo medico con la finalità, attraverso la somministrazione di scariche elettriche, di ripristinare un ritmo cardiaco emodinamicamente stabile in pazienti con tachicardia ventricolare senza polso e fibrillazione ventricolare.
I principi di indicazione per l'utilizzo del defibrillatore sono:
Assolute:
Tachicardia Ventricolare: è un'aritmia ipercinetica caratterizzata da una frequenza ventricolare elevata, con un limite indicativo minimo di 100-150 battiti per minuto;
Flutter Ventricolare: è una grave aritmia caratterizzata da un'attività veloce e relativamente regolare dei ventricoli, con frequenza variabile fra 160 e 300 battiti al minuto. L'aritmia di solito è causata da una cardiopatia organica;
La Fibrillazione Ventricolare: è un'aritmia cardiaca rapidissima, caotica che provoca contrazioni non coordinate del muscolo cardiaco dei ventricoli nel cuore. Il risultato è che la gittata cardiaca cessa completamente.
Relative:
Cardioversione: è una procedura medica che si esegue in presenza di un'aritmia, al fine di ripristinare il normale ritmo cardiaco. L'interruzione di alcuni tipi di aritmia può avvenire spontaneamente, entro poche ore dall'insorgenza; in tal caso si parla di cardioversione spontanea;
La Fibrillazione Atriale: è un'alterazione del ritmo cardiaco (aritmia) ad origine dagli atri del cuore. È una complessa patologia elettrica degli atri, eterogenea dal punto di vista fisiopatologico e clinico, spesso multifattoriale, che presenta costantemente due caratteristiche: l'attivazione elettrica rapida e apparentemente caotica del tessuto atriale e l'aumentato rischio tromboembolico;
Flutter Atriale: è una aritmia sopra-ventricolare con contrazione degli atri molto rapida e sincronizzata, dove la frequenza atriale può arrivare a 250-350 impulsi al minuto. Generalmente si instaura un blocco nella conduzione atrioventricolare, per cui la frequenza percepita è normalmente di circa 150 battiti al minuto.
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